respirazione – Alessandro Pardocchi Personal Trainer https://alessandropardocchi.online Sat, 27 Apr 2024 16:14:14 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.3 https://alessandropardocchi.online/wp-content/uploads/2023/12/cropped-3-Copia-32x32.png respirazione – Alessandro Pardocchi Personal Trainer https://alessandropardocchi.online 32 32 Tecniche di Respirazione e Performance Sportive: Un Elemento Cruciale nella Preparazione Atletica https://alessandropardocchi.online/tecniche-di-respirazione-e-performance-sportive-un-elemento-cruciale-nella-preparazione-atletica/ Sat, 27 Apr 2024 16:06:40 +0000 https://alessandropardocchi.online/?p=1074 Facciamo un po’ di chiarezza

Nel mondo dello sport professionistico, le tecniche integrative, o meglio, alternative, stanno diventando sempre più popolari per potenziare le performance. Tra queste, le tecniche di respirazione sviluppate “a secco” (fuori dal gesto tecnico) rientrano in quello che è definito come preparazione psico-fisica aspecifica.

Da anni, come trainer di atleti, mi dedico ad allenamenti specifici che includono tecniche di respirazione derivanti dall’apnea, dallo yoga, e dal metodo Oxygen Advantage di P. Mckewon, di cui sono istruttore certificato. Nel 2015, sono stato anche co-autore del libro “Respiro Vivo” con il mio amico e maestro Fabio Brucini dove spiegavo come mettere in pratica attraverso semplici esercizi un benessere duraturo attraverso il respiro.

Ma, vi siete mai chiesti: “Perché è così importante sviluppare una respirazione più efficace ed efficiente?”

La risposta è semplice ma fondamentale: l’atto respiratorio è alla base di ogni attività sportiva, sia essa professionale, ludica o agonistica. Anche nell’apnea, dove la respirazione è apparentemente assente durante i tentativi di record, l’allenamento è incentrato sul migliorare le varie tipologie di respirazione per permettere al corpo di resistere più a lungo senza ossigeno.

Ecco come l’attenzione alla respirazione sta trasformando le discipline sportive:

  • Miglioramento del recupero
  • Aumento della concentrazione e dello stato di flow
  • Incremento del Vo2max
  • Simulazione di allenamenti in alta quota

Un esempio illustre viene dal documentario “The Last Dance” su Michael Jordan, dove Phil Jackson, il “Coach Zen” dei Chicago Bulls, enfatizza l’importanza degli allenamenti respiratori nella preparazione della sua squadra.

Di recente, un documentario su Alvaro Bautista, campione di Moto Superbike, ha mostrato come gli allenamenti respiratori basati sulla variabilità cardiaca possano essere decisivi per migliorare le prestazioni.

Ma come si inizia un training respiratorio? Ho contattato la mia collega di Verona, Cristina Pimazzoni, esperta del Metodo Buteyko. Questo metodo, sviluppato negli anni ’60 dal medico russo Konstantin Pavlovich Buteyko, riduce l’iperventilazione e migliora l’ossigenazione di tessuti e organi, ed è utilizzato da atleti di alto livello in tutto il mondo.

Cristina, con oltre 20 anni di esperienza nel canto, ha un’intima conoscenza del diaframma che ha applicato allo studio del Metodo Buteyko, aiutando molte persone a migliorare significativamente la propria vita. Le sue esperienze con atleti professionisti sono la testimonianza vivente di quanto il lavoro sul respiro sia cruciale per eccellere nello sport.

Vuoi scoprire di più? Ti invito a iscriverti gratuitamente al percorso informativo sul Metodo Buteyko offerto da Cristina. Trovi tutte le informazioni qui: Iscriviti al percorso informativo gratuito

Lavorare sulla respirazione e perfezionare la “consapevolezza corporea” è diventato un pilastro fondamentale nella preparazione sportiva moderna, unendo tecniche di allenamento tradizionali a quelle più innovative.

In conclusione, la maestria nel controllo del respiro non è solo un’arte riservata agli yogi o agli apneisti, ma un’abilità fondamentale che ogni atleta dovrebbe sviluppare per esprimere il massimo del proprio potenziale sportivo. Il Metodo Buteyko, con la sua approccio scientifico e pragmatico, offre strumenti concreti per migliorare la performance respiratoria e, di conseguenza, le prestazioni generali.

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Respirazione Rilassante https://alessandropardocchi.online/respirazione-rilassante/ Tue, 21 Jul 2020 09:42:33 +0000 https://alessandropardocchi.online/?p=540

→ ANTISTRESS 2.0 HOW TO

Chi è che non ha bisogno di RILASSARSI? Penso TUTTI! Chi più o chi meno…

Di seguito presenterò l’esercizio MUST per ottenere un rilassamento percettivo adhoc attraverso un semplice “allenamento

Può essere svolto al mattino o alla sera prima di addormentarsi. Come vi pare.

Per acquisire tutti i benefici di un training respiratorio è FONDAMENTALE praticare, di seguito elenco alcuni semplici esercizi per iniziare un costante lavoro sul respiro consapevole

esercizio-respirazione-supina
  • Per iniziare posizionarsi nella posizione sopra esposta, con le mani sul basso ventre e sul petto ed iniziare a respirare facendo muovere solo la mano destra. Il ritmo respiratorio deve essere lento con ratio 1 a 1 (esempio 3 secondi IN 3 secondi OUT).
  • Concentrarsi sul movimento del DIAFRAMMA, iniziare a sentire come la respirazione sposta la “pancia” e non il petto.
  • Continuare per almeno 20 atti respiratori.

→ RESTA IN FORMA IN MODO SEMPLICE

Bodyscan Foto: BASPO / Ueli Känzig
  • La seconda parte della sessione è la ricerca del rilassamento, quindi portare le gambe e le braccia come da foto e iniziare ad respirare con ratio 1 a 2 ( esempio 3 secondo IN 3 secondi OUT), se possibile respirare solo con il naso.
  • Adesso l’importanza è porre l’attenzione sul respiro: posso sentire la differenza tra l’aria fresca che entra e l’aria calda che esce, posso sentire il battito del mio cuore e la sua fisiologica “aritmia cardiaca”.
  • Appena capisco che il rilassamento sta avvenendo posso iniziare a porre l’attenzione sul mio corpo ovvero capire quale parte di esso è più tesa ed iniziare a rilassarla.
  • Man mano che vado avanti posso cambiare il punto di attenzione ed iniziare ad eseguire uno scanning corporeo mirato per avere un effetto di recupero muscolare ed energetico.

Alla fine della sessione ringraziate e ringraziatevi per avervi concesso, in un mondo di FARE, un pochino di DISFARE !!!

Buona pratica

Alessandro Pardocchi

→ TI INTERESSA CONTATTARMI?

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Qual è la migliore attività fisica per essere in salute? https://alessandropardocchi.online/migliore-attivita-fisica-salute/ Thu, 31 Oct 2019 09:00:28 +0000 http://alessandropardocchi.online/?p=466 L’argomento di questo articolo me lo ha suggerito una mia amica durante uno speech riguardo al Counseling nello sport, facendomi una domanda diretta, che è il titolo. Lei mi ha anche specificato una cosa importante: – “premetto che a me non piace niente riguardo all’attività fisica”. Io gli ho detto: Bene, perché di sicuro ti avrei consigliato una cosa che ti poteva piacere…. Pensa un po’. Quindi, la situazione si fa intrigante. Fare un’attività fisica per la salute ed il benessere senza avere la benché minima voglia o desiderio di farla. Be’, cara la mia Patrizia, se avessi la soluzione assoluta a questo quesito, probabilmente, avrei la possibilità di diventare milionario come è successo a tanti imprenditori Guru del mondo Fitness. Ma torniamo a noi. Ebbene sì! Esiste una metodologia di esercizio che in teoria e in pratica è la migliore che potresti fare. Basta prendere quello che ci dice la letteratura scientifica riguardo a: fisiologia, metodologia dell’allenamento, sistema nervoso autonomo, sistema neuroendocrino e psicobiologia. Facile? No! Lo fanno in tanti? No! Alla base di questa metodologia sta una considerazione logica. Bisogna fare in modo che il “pacchetto mente-corpo sia in sincronia”. Bisogna aumentare la percezione riguardo al movimento. E’ necessario sviluppare la consapevolezza corporea, ovvero sentire come ci muoviamo e percepire il corpo durante il movimento stesso. La logica è: “se io faccio muovere il mio corpo solamente per inerzia esso imparerà solo il 10% di quello che gli sto trasmettendo”. Ma cosa gli starei trasmettendo? Percepire l’adattamento. Il corpo umano è una fantastica macchina che modula milioni, o miliardi di informazioni in ogni istante della nostra vita. Per esempio: facciamo conto di doversi laureare in Architettura. Dovremmo andare a lezione, studiare, probabilmente disegnare, dare esami per almeno 5 anni o più. Bene noi dobbiamo fare la stessa cosa e portare noi stessi all’università del benessere attraverso lo strumento del movimento. Non dico Ginnastica o Sport…….. dico MOVIMENTO CONSAPEVOLE. Ma allora? Che caspita bisogna fare? Dove devo andare? Chi devo pagare? Quale APP devo scaricare? Quale corso devo fare? Esiste una solo risposta: Devi imparare a vivere il tuo corpo e migliorare la sensibilità in esso senza passare per forza dalla mente. Niente Palestre, niente APP, niente corsi. Solo provare, vivere, sbagliare e riprovare ancora, ancora ed ancora. Senza un risultato in mente, senza obiettivi temporali o prestativi. Una cosa DIFFICILISSIMA! Non esiste nessuno che ti da un voto, che ti dice bravo o brava, solo te ed il tuo corpo. Non ce la fai? CAVOLI TUOI! Se stai male vuol dire che stai portando a spasso una versione di te che ha qualche problema. Punto. Ed allora che caspita dobbiamo fare? Proviamo a strutturare un “eventuale ed approssimativo protocollo di intervento” (approssimativo perché non va bene per tutti in senso assoluto, questo deve essere chiaro).

  1. Respira, ascolta il tuo respiro a riposo, in posizione del loto, sul cesso o in Tribunale. Fallo dove ti pare ma fallo!
  2. Quando sei a riposo rallenta il tuo respiro, meno respiri meglio è! Se respiri a 20 o più atti respiratori al minuto hai un problema, te lo assicuro!
  3. Fai un bel riscaldamento: camminata, corsetta, bici, cyclette scala l’Everest (se ce la fai in 5/10 minuti) ?.
  4. Esegui degli esercizi per migliorare la tua flessibilità muscolare e la tua mobilità articolare. Si può prendere spunto dal metodo dello streching globale attivo di Philippe Souchard.
  5. Nella parte centrale eseguire da 10 a 20 min massimo di Circuit Training basato su 6-8 sessioni di esercizi muscolari effettuati a media/alta intensità con un carico temporale. Un esempio potrebbe essere il protocollo Tabata 20/10. Ad ogni stazione corrisponde un esercizio per 20 sec di esecuzione e 10 sec di recupero per spostarsi nella stazione successiva. E’ più complicato a scriverlo che a farlo fare. La cosa importante è che questa tipologia di training andrebbe eseguita ad alta intensità, con un ampio recupero tra un circuito e l’altro. Non servono macchine, gli esercizi possono essere effettuati a corpo libero o con piccoli strumenti, pesini, elastici, tavolette per l’equilibrio etc. etc.
  6. La parte finale è relegata al rilassamento. E’ possibile eseguire sempre esercizi di respirazione in modo statico (sdraiati) o dinamico (camminando). La cosa importante è che l’esecuzione della respirazione deve essere sempre concentrata su un’espirazione più lunga dell’inspirazione (esempio 3 sec inspiro-6 sec espiro) per almeno 5-10 min.

Questa è una linea guida di base con l’obiettivo di poter costruire un’attività mista per migliorare il proprio benessere e direi anche, col tempo, la propria salute. Ovviamente farlo da soli è pressoché impossibile per 2 motivi: 1) se non si è degli esperti del movimento non si conoscono gli esercizi. 2) Non si ha la spinta motivazionale sufficiente per eseguire tale protocollo con continuità. Quindi è bene farsi seguire da un istruttore qualificato delle attività motorie.

Concludendo vorrei specificare il senso logico di tale protocollo, magari, per gli addetti ai lavori. La prima cosa è che se non impariamo a modulare il Sistema Nervoso non ha senso fare Ginnastica a caso come vedo spesso fare nelle palestre. Migliorare la respirazione e quindi lavorare su di essa ha questo scopo specifico. La seconda cosa è che fare attività in steady-state non crea adattamento, camminare ore sul tapis-roulant non fa male ma è tempo pressoché sprecato, quindi bisogna fare esercizi per il rinforzo muscolare a media-alta intensità (L’HIIT va oramai di moda). La terza cosa è che bisogna, anche, concentrarsi sulla mobilità e l’elasticità e…. non è tempo perso! Quarto non sono gli esercizi che si fanno ma è estremamente importante avere piena consapevolezza dell’esecuzione mentre si fanno, bisogna aprire i canali “sensoriali” così aumentiamo la connessione mente<->corpo e tutto questo ha effetti benefici straordinari.

Ed allora qual è la difficoltà? Be’, in effetti di cose ne ho dette tante e quindi non è poi così semplice strutturare un protocollo ad personam. Io credo che la problematica più grande stà nel farla in modo continuo e duraturo. That’s It! Io infatti consiglio sempre di praticare un’attività fisica che piace, che diverte, altrimenti è veramente difficile, al mondo d’oggi, avere una spinta interiore che ci faccia muovere per la nostra salute. Comunque sia ….. IO CI PROVEREI! ;-).

 

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Il respiro: da atto puramente fisiologico a segnale vitale https://alessandropardocchi.online/il-respiro-atto-fisiologico-segnale-vitale/ Wed, 18 Sep 2019 07:53:06 +0000 http://alessandropardocchi.online/?p=241 tratto dall’introduzione del libro “RESPIRO VIVO”

Nella tradizione classica, da Omero a Socrate, con il termine ψϋχή “psiche” veniva identificata la prima e più importante funzione vitale, il respiro, e veniva a corrispondere ad un concetto di soffio vitale, di anima.

Già la civiltà greca, dunque, aveva individuato nell’atto del respirare uno degli aspetti più profondi ed essenziali dell’essere umano, tanto che diverse filosofie e religioni hanno fatto di questo “soffio” l’elemento primordiale e generativo dell’esistenza umana. Quella di “respirare” è la prima richiesta che il mondo fa ad ognuno di noi, come se il respiro fosse la via di accesso alla vita, un’esperienza traumatica che definisce la linea di demarcazione tra ciò che è stato e ciò che sarà.

E così quest’atto tanto necessario ed essenziale quanto automatico ed istintivo, viene sottovalutato e quasi se ne dimentica il suo significato antropologico e psicologico, e quello prettamente fisiologico.

Respirare significa ossigenare il sangue ed eliminare l’anidride carbonica prodotta dai vari processi metabolici del nostro organismo. L’atto respiratorio, compiuto spontaneamente, senza essere governato dalla nostra coscienza, è distinto in una fase inspiratoria, di solito più breve, ed una fase espiratoria, separate da pause quasi impercettibili. L’alternanza di inspirazione ed espirazione è governata da una complessa rete di interconnessioni neuronali che fanno capo a circuiti respiratori bulbopontini, come il centro pneumotassico, e fibre afferenti deputate a modulare il comando centrale dei muscoli respiratori.

Questi centri, a loro volta, sono connessi a chemorecettori centrali, situati sulla superficie ventro-laterale del bulbo, e periferici, localizzati a livello dei glomi aortici e carotidei, ed a meccanocettori polmonari di stiramento che ne influenzano l’attività di scarica inibitoria ed eccitatoria. Non è ben chiaro come si generi l’alternanza delle fasi inspiratoria ed espiratoria, per questo sono stati proposti diversi modelli fisiologici: “a rete” dove l’alternanza è frutto delle interazioni eccitatorie ed inibitorie neuronali; “a segnapassi o pacemaker”, in cui questa rotazione è frutto di proprietà intrinseche a carico della membrana neuronale, tipo le cellule pacemaker cardiache; oppure “ibrido” dove neuroni pacemaker vengono influenzati dalla rete neuronale e viceversa.

In ogni caso, questa complessa rete neuronale deve far fronte ad una serie di necessità, prevalentemente di natura metabolica, ma anche di coordinamento con altre richieste fisiologiche quali il mangiare, il parlare, il dormire e non ultimo, la risposta a stimoli emotivi. Per questo si parla di psicofisiologia della respirazione, in cui la modulazione volontaria ed emozionale dei pattern respiratori, vede coinvolte diverse aree cerebrali come i circuiti soprapontini, localizzati in aree limbiche, preposte solitamente al controllo emotivo. Ogni stato d’animo trova il suo corrispettivo nel respiro, ogni somatizzazione corporea si esprime mediante il respiro: un soggetto rilassato avrà un respiro lento (bradipnea) caratterizzato da un’ampia espirazione; un soggetto teso avrà un respiro corto e affannato (tachipnea), con una breve espirazione. Studi di psicofisiologia hanno evidenziato una fitta relazione tra il pattern respiratorio e la componente emozionale, dimostrando come durante l’inspirazione, l’ampiezza della parte alta del torace e la velocità di inspirazione, correlassero con una sensazione di ansia.

Da qui ci si rende conto che la respirazione non è semplicemente un atto fisiologico predisposto al mantenimento di un adeguato livello di ossigeno e di anidride carbonica, ma diventa un ritmo vitale. Un ritmo che è il frutto, certamente di inibizioni ed eccitazioni neuronali reciproche, se lo vogliamo vedere dal un punto di vista meramente fisiologico, ma anche la sintesi della nostra interazione con ciò che ci circonda, per cui la sua frequenza e profondità diventano espressione della nostra capacità di percepire, sentire ed apprezzare gli stimoli provenienti dall’ambiente circostante. Uno degli esempi per capire come il controllo volontario del respiro influisca sui sistemi fisiologici dell’organismo, mediando le emozioni e modificando la risposta autonomica e cerebrale è certamente il Pranayama. Il rallentamento del respiro nel Pranayama, caratterizzato da una regolare e lenta frequenza respiratoria associata a lunghi periodi di ritenzione, “reimposta” il controllo autonomico mediante segnali inibitori e correnti iperpolarizzanti, variando il processamento dell’informazione a livello talamo-corticale, tanto da migliorare la risposta fisiologica in particolari condizioni come l’assenza di ossigeno.

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Questo stato di profondo rilassamento associato a consapevolezza di sé, delle proprie sensazioni fisiche e delle proprie emozioni, legato dunque al controllo volontario del respiro, è stato equiparato a quello che si ottiene recitando l’Ave Maria in latino o un mantra buddista. Il ripetersi di alcune formule ritmiche riducono la frequenza respiratoria portandola da 12-16 a 6 atti respiratori al minuto, secondo un fenomeno inconscio definito entrainment, ovvero la sincronia di fase tra i ritmi fisiologici e i ritmi ambientali, in questo caso,le onde sonore musicali.

In questa condizione, i principali ritmi vitali del nostro corpo, il ritmo respiratorio ed il ritmo cardiaco, entrano in sincronia l’uno con altro generando una condizione chiamata “Sincronizzazione cardio-respiratoria”, condicio sine qua non per indurre uno stato di profondo rilassamento.

Ritmo respiratorio, dunque, inteso come il susseguirsi in maniera regolare di una sequenza di eventi, che insieme ad altri segnali vitali provenienti dal cervello, dal cuore, dal polmone, o dal linguaggio, sovraintendono al geniale marchingegno del corpo umano, definibile come sistema finemente integrato e complesso, che include tutti i ritmi sopracitati e la cui somma non corrisponde al semplice lineare dato algebrico. Segnali che solo apparentemente sono distanti tra loro, ma che in un contesto “caotico” o “frattale” possono dare origine ad un ritmo interiore, che non è altro che il ritmo vitale di ognuno di noi.

Alessandro Pingitore

Istituto di Fisiologia Clinica, CNR, Pisa

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Laboratori del respiro e consapevolezza corporea https://alessandropardocchi.online/laboratori-del-respiro-e-consapevolezza-corporea/ Mon, 03 Jun 2019 10:47:54 +0000 http://alessandropardocchi.online/?p=206 I Laboratori del respiro sono dei workshop della durata di 90 MIN CIRCA sullo specifico tema della respirazione: L’obiettivo principale è esclusivamente pratico ovvero far provare le tecniche di respirazione a tutti coloro che hanno il desiderio di migliorare la propria consapevolezza corporea e di conseguenza il benessere.

Ma che cos’è la consapevolezza corporea ?

“Per Consapevolezza Corporea s’intende uno stato di coscienza e percezione dei propri movimenti e meccanismi corporei non mediati”

E quindi ?

E’ una pratica, un tipo di “allenamento” che cerca di enfatizzare il processo legato al “SENTIRE” piuttosto che al “FARE”.

Da cosa nasce questo tipo di attività ?

Nasce da una mia analisi effettuata in questi anni dove ho insegnato a molti clienti le tecniche di respirazione. Sono arrivato alla conclusione che molte persone in “teoria” sono consapevoli dei benefici che derivano dal fatto di migliorare la propria respirazione ma ben pochi lo mettono in pratica in modo costante. E da qui la mia proposta di effettuare questo tipo di attività in gruppo ed in varie sedi. Il tutto senza troppa teoria ma solo con esercizi statici, dinamici sviluppati attraverso la padronanza del respiro, il quale è un grande “ponte” che mette in comunicazione la mente ed il corpo.

Ma in pratica quali sono le tecniche che si effettueranno ?

  • Respirazione Rilassante Statica
  • Respirazione Dinamica in camminata
  • Migliorare l’elasticità del diaframma e di conseguenza l’addome attraverso posture dinamiche
  • Usare il respiro per “tonificare” o per meglio dire migliorare il rinforzo muscolare di quei distretti che regolano l’equilibrio
  • Imparare ad attivare tutto il corpo in modo da avere maggior energia
  • Capire che per meditare non è assolutamente necessario stare nella posizione del LOTO tipo YOGA
  • Respirare meno per respirare meglio con le trattenute (apnee) controllate

Concludendo posso dire che i “breathing labs” sono un mix di tecniche che insegnano aa avere una miglior percezione del proprio corpo e di sicuro anche una miglior consapevolezza di come lo possiamo usare per star bene con noi stessi.

Alessandro Pardocchi

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In che modo il controllo del respiro può cambiare la tua vita https://alessandropardocchi.online/in-che-modo-il-controllo-del-respiro-puo-cambiare-la-tua-vita/ Wed, 06 Feb 2019 08:58:47 +0000 http://alessandropardocchi.online/?p=143 Abstract di una peer review internazionale sulle correlazioni psico-fisiologiche della respirazione lenta

Background

I cambiamenti psicofisiologici nell’interazione cervello-corpo osservati nella maggior parte delle pratiche meditative e rilassanti dipendono dal rallentamento volontario della frequenza respiratoria. Tuttavia, l’identificazione di meccanismi che collegano il controllo del respiro ai suoi effetti psicofisiologici è ancora in discussione. Questa revisione paritaria o peer review mira a svelare i meccanismi psicofisiologici sottostanti le tecniche di respirazione lenta (<10 respiri / minuto) e i loro effetti su soggetti “sani”.

Metodi

E’ stata condotta una ricerca sistematica dei database MEDLINE e SCOPUS, utilizzando parole chiave correlate sia alle tecniche di respirazione che ai loro esiti psicofisiologici, concentrandosi sul sistema cardio-respiratorio e sul sistema nervoso centrale. Da un pool di 2.461 abstract solo 15 articoli hanno soddisfatto i criteri di ammissibilità e sono stati inclusi nella revisione. La presente peer review segue le linee guida preferite per le revisioni e le meta-analisi (PRISMA).

Risultati

Gli effetti principali delle tecniche di respirazione lenta riguardano le attività del sistema nervoso autonomo e centrale e lo stato psicologico. Le tecniche di “slow breathing” promuovono cambiamenti autonomi aumentando la variabilità della frequenza cardiaca e l’aritmia sinusale respiratoria parallelamente alle modificazioni dell’attività del sistema nervoso centrale (SNC). Gli studi EEG mostrano un aumento di onde alfa e una diminuzione della potenza delle onde theta. Anatomicamente, l’unico studio fMRI disponibile evidenzia l’aumentata attività nelle strutture corticali (per esempio, prefrontali, motorie e parietali) e subcorticali (ad es., Pons, talamo, nucleo sub-parabrachiale, grigio periaqueductale e ipotalamo). I risultati psicologici / comportamentali relativi alle modifiche sopra menzionate sono maggiore comfort, rilassamento, piacevolezza, vigore e prontezza e sintomi ridotti di eccitazione, ansia, depressione, rabbia e confusione.

Conclusioni

Le tecniche di respirazione lenta agiscono aumentando la flessibilità autonomica, cerebrale e psicologica in uno scenario di interazioni reciproche: abbiamo trovato prove di legami tra attività parasimpatica (aumento della potenza di HRV e LF), attività del SNC (aumento della potenza alfa EEG e diminuzione della potenza del thet EEG) controllo emotivo e benessere psicologico in soggetti sani.

La nostra ipotesi considera due diversi meccanismi per spiegare i cambiamenti psicofisiologici indotti dal controllo volontario della respirazione lenta: uno è correlato a una regolazione volontaria degli stati interni del corpo (enteroception), l’altro è associato al ruolo dei meccanocettori nella volta nasale nella traduzione della respirazione lenta in una modulazione dell’attività del bulbo olfattivo, che a sua volta sintonizza l’attività dell’intero mantello corticale.

Per saperne di più :

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30245619
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5709795/
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Quando una persona perde peso dove va il grasso ? https://alessandropardocchi.online/quando-una-persona-perde-peso-dove-va-il-grasso/ Tue, 03 Jul 2018 09:45:06 +0000 http://alessandropardocchi.online/?p=139 Ruben Meerman e Andrew Brown, ricercatori Inglesi, ci spiegano come e dove va il grasso che noi vogliamo tanto smaltire. La risposta potrebbe non essere quella che ti aspetti

Considerando l’impennata dei tassi di sovrappeso e obesità e il forte interesse per questo argomento, c’è una sorprendente ignoranza e confusione sul processo metabolico della perdita di peso tra il pubblico in generale e gli operatori sanitari. Ci siamo imbattuti in idee errate su come gli esseri umani perdono peso tra :

  1. medici generici,
  2. dietisti
  3. personal trainer

La maggior parte delle persone credeva che il grasso venisse convertito in energia o calore, il che viola la legge sulla conservazione della massa. Sospettiamo che questo equivoco sia causato dal mantra “energia in / energia fuori” e dalla concentrazione sulla produzione di energia nei corsi di biochimica universitaria. Altri fraintendimenti erano che i metaboliti del grasso venivano escreti nelle feci o convertiti in muscoli. Presento alla base della ricerca  un nuovo calcolo per mostrare come “perdiamo peso”.

Il peso che vogliamo “perdere”

Premessa

L’eccesso di carboidrati o proteine ​​nella dieta viene convertito in trigliceride e conservato nelle “goccioline” lipidiche degli adipociti. L’eccesso di grassi nella dieta non richiede alcuna conversione se non la lipolisi e la esterificazione. Le persone che desiderano perdere peso mantenendo la propria massa senza grasso (o come meno grasso) stanno, biochimicamente parlando, tentando di metabolizzare i trigliceridi immagazzinati nei loro adipociti.

Lascio volutamente in lingua inglese la parte tecnica che per essere contestualizzata bisognerebbe, come minimo, avere notevoli competenze in chimica.

“The
chemical formula for an average triglyceride molecule can be deduced from fatty
acid composition studies. In 1960, Hirsch and colleagues published data that
yield an “average fatty acid” with the formula C17.4H33.1O2.1This 50 year old result is in remarkable
agreement with more recent data.2 Three “average fatty acids”
esterified to the glycerol backbone (+3C, +6H) give an “average triglyceride”
with the formula C54.8H104.4O6. The three most common fatty acids
stored in human adipose tissues are oleate (C18H34O2), palmitate (C16H32O2),
and linoleate (C18H32O2),1 2 which all esterify to form C55H104O6.
The complete oxidation of a single triglyceride
molecule involves many enzymes and biochemical steps, but the entire process
can be summarised as:C55H104O6+78O2→55CO2+52H2O+energy
Stoichiometry shows that complete
oxidation of 10 kg of human fat requires 29 kg of inhaled oxygen producing 28
kg of CO2 and 11 kg of H2O. This tells us the metabolic fate of
fat but remains silent about the proportions of the mass stored in those 10 kg
of fat that depart as carbon dioxide or water during weight loss.
To calculate these values, we traced
every atom’s pathway out of the body. The carbon and hydrogen atoms obviously
depart as CO2 and H2O, respectively. The fate of a
triglyceride molecule’s six oxygen atoms is a conundrum solved in 1949 by
Lifson and colleagues.3 They used labelled heavy oxygen (O18) to
show that the oxygen atoms of body water and respiratory carbon dioxide are
rapidly exchanged through the formation of carbonic acid (H2CO3). A
triglyceride’s six oxygen atoms will therefore be shared by CO2 and
H2O in the same 2:1 ratio in which oxygen exists in each
substance. In other words, four will be exhaled and two will form water.”I

Il nuovo calcolo

La proporzione della massa di una molecola di trigliceridi esalata in CO2 è la proporzione del suo peso molecolare (dalton) fornito dai suoi 55 atomi di carbonio più quattro dei suoi atomi di ossigeno:

(661 Da (C55)+64 Da (O4))/(861 Da (C55H104O6))×100=84%

La porzione della massa che diventa acqua :

(105 Da (H104)+32 Da (O2))/(861 Da (C55H104O6))×100=16%

Questi risultati mostrano che i polmoni sono l’organo escretore primario per la perdita di peso (fig.). L’acqua formatasi può essere escreta con le urine, le feci, il sudore, il respiro, le lacrime o altri fluidi corporei.

“Solleviamo il velo” sulla ormai famosa PERDITA DI PESO

A riposo, una persona media di 70 kg che ha un regime di dieta mista (quoziente respiratorio 0,8) espira circa 200 ml di CO2 in 12 respiri al minuto.*4 Ciascuna di queste respirazioni quindi espelle 33 mg di CO2, di cui 8,9 mg di carbonio. In un giorno trascorso addormentato, a riposo, e svolgendo attività leggere che raddoppiano il tasso metabolico a riposo, ciascuno per 8 ore, questa persona espira 0,74 kg di CO2 in modo che 203 g di carbonio vengano persi dal corpo. Per confronto, 500 g di saccarosio (C12H22O11) forniscono 8400 kJ (2000 kcal) e contengono 210 g di carbonio. Sostituendo un’ora di riposo con un esercizio che aumenta il tasso metabolico a sette volte quello del riposo, ad esempio, facendo jogging, si rimuovono 39 g di carbonio in più dal corpo, aumentando il totale di circa il 20% a 240 g. Per confronto, un singolo muffin da 100 g rappresenta circa il 20% del fabbisogno energetico giornaliero totale di una persona media. L’attività fisica come strategia di perdita di peso è, quindi, facilmente sventata da quantità relativamente piccole di cibo in eccesso.

I calcoli degli autori mostrano che i polmoni sono l’organo escretore primario per il grasso. Perdere peso richiede di sbloccare il carbonio immagazzinato nelle cellule adipose, rafforzando così il ritornello spesso sentito di “mangiare di meno, spostarsi di più”. Gli autori inoltre raccomandano che questi concetti siano inclusi nei programmi di scienze della scuola secondaria e nei corsi universitari di biochimica per correggere gli equivoci diffusi sulla perdita di peso.

L’articolo completo in originale può essere visibile a questo link : https://www.bmj.com/content/349/bmj.g7257

Che cosa si evince da questa ricerca ?

La prima cosa che dico sempre io alle persone che mi chiedono come dimagrire è sempre la stessa :

perdere peso non vuol dire in modo assoluto che sto dimagrendo (ovvero che sto diminuendo la quantità di grasso)”

Se quello che cerchiamo è far calare la parte grassa del nostro corpo allora la classica “misura della bilancia” non ha un gran senso. Perché in un processo di perdita di peso (totale) possono intervenire vari altri fattori che ne influenzano il risultato. Da questa ricerca possiamo capire che il processo di metabolizzazione è stato frainteso da molti (ivi compresi Personal Trainer come me). Ma il lavoro che bisogna fare per andare ad accelerare questa “metabolizzazione” è sempre lo stesso. Attività fisica e attenzione a quello che mangiamo. Quindi, non è cambiato proprio niente. L’unica cosa in più che possiamo dire è che le attività a basso impatto metabolico (la camminata o la corsa continua in steady state) non sono molto proficue. E’ necessario effettuare delle attività fisiche dove si effettuano numerose ventilazioni per minuto. Se possibile bisogna effettuare lavori a circuito tipo “interval training” abbinando il lavoro aerobico, anaerobico lattacido ed esercizi di rinforzo muscolare total body. In questo modo si ha un grande impatto di scambio di volumi respiratori e, di conseguenza,  si accelera il processo metabolico.

Riferimenti

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