Abstract di una peer review internazionale sulle correlazioni psico-fisiologiche della respirazione lenta
Background
I cambiamenti psicofisiologici nell’interazione cervello-corpo osservati nella maggior parte delle pratiche meditative e rilassanti dipendono dal rallentamento volontario della frequenza respiratoria. Tuttavia, l’identificazione di meccanismi che collegano il controllo del respiro ai suoi effetti psicofisiologici è ancora in discussione. Questa revisione paritaria o peer review mira a svelare i meccanismi psicofisiologici sottostanti le tecniche di respirazione lenta (<10 respiri / minuto) e i loro effetti su soggetti “sani”.
Metodi
E’ stata condotta una ricerca sistematica dei database MEDLINE e SCOPUS, utilizzando parole chiave correlate sia alle tecniche di respirazione che ai loro esiti psicofisiologici, concentrandosi sul sistema cardio-respiratorio e sul sistema nervoso centrale. Da un pool di 2.461 abstract solo 15 articoli hanno soddisfatto i criteri di ammissibilità e sono stati inclusi nella revisione. La presente peer review segue le linee guida preferite per le revisioni e le meta-analisi (PRISMA).
Risultati
Gli effetti principali delle tecniche di respirazione lenta riguardano le attività del sistema nervoso autonomo e centrale e lo stato psicologico. Le tecniche di “slow breathing” promuovono cambiamenti autonomi aumentando la variabilità della frequenza cardiaca e l’aritmia sinusale respiratoria parallelamente alle modificazioni dell’attività del sistema nervoso centrale (SNC). Gli studi EEG mostrano un aumento di onde alfa e una diminuzione della potenza delle onde theta. Anatomicamente, l’unico studio fMRI disponibile evidenzia l’aumentata attività nelle strutture corticali (per esempio, prefrontali, motorie e parietali) e subcorticali (ad es., Pons, talamo, nucleo sub-parabrachiale, grigio periaqueductale e ipotalamo). I risultati psicologici / comportamentali relativi alle modifiche sopra menzionate sono maggiore comfort, rilassamento, piacevolezza, vigore e prontezza e sintomi ridotti di eccitazione, ansia, depressione, rabbia e confusione.
Conclusioni
Le tecniche di respirazione lenta agiscono aumentando la flessibilità autonomica, cerebrale e psicologica in uno scenario di interazioni reciproche: abbiamo trovato prove di legami tra attività parasimpatica (aumento della potenza di HRV e LF), attività del SNC (aumento della potenza alfa EEG e diminuzione della potenza del thet EEG) controllo emotivo e benessere psicologico in soggetti sani.
La nostra ipotesi considera due diversi meccanismi per spiegare i cambiamenti psicofisiologici indotti dal controllo volontario della respirazione lenta: uno è correlato a una regolazione volontaria degli stati interni del corpo (enteroception), l’altro è associato al ruolo dei meccanocettori nella volta nasale nella traduzione della respirazione lenta in una modulazione dell’attività del bulbo olfattivo, che a sua volta sintonizza l’attività dell’intero mantello corticale.
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